Tra le tante cose tragicomiche accadute in questi giorni nella Sibaritide ve n’è una che le supera tutte, cui la stampa locale ha dato com’era ovvio il massimo risalto. Essa è la visita del Ministro della Repubblica Federale Democratica d’Etiopia. Gebrial Wold Henok, accompagnato dall’ambasciatore in Italia dello stesso stato dell’Africa Orientale, Alemseged Gessese Mulugeta.
Una visita “interessata” a conoscere gl’imprenditori della zona e a stringere rapporti economici con essi. Gli stessi che localmente hanno prodotto tanto sviluppo: così tanto da poterlo esportare.
Nel Terzo Mondo.
In Etiopia: uno stato dove l’economia versa in condizioni gravissime a causa della corruzione internazionale dei governanti, che le guerre civili e le frequenti siccità hanno reso uno dei paesi più poveri al mondo, dove circa il 40% della popolazione vive con meno di 1,25 dollari statunitensi al giorno, dove la speranza di vita è di soli 49 anni – tra le più basse al mondo – dove le importazioni superano abbondantemente le esportazioni determinando un ampio deficit della bilancia commerciale.
Le menti del simposio tenutosi nei giorni scorsi sono il Presidente dell’Amministrazione Provinciale, Mario Oliverio, e il Vice Presidente del Consiglio Provinciale, Luciano Manfrinato. I quali vorrebbero avviare un neocolonialismo dei poveri «promuovendo e favorendo opportunità per gl’imprenditori locali attraverso un rapporto di cooperazione».
Nel corso dell’incontro tra il diplomatico etiopico, l’esponente governativo e gl’imprenditori locali, è stato spiegato che il governo etiopico vuole attuare l’industrializzazione del paese nei prossimi dieci anni confidando in investimenti da parte degl’“industriali” sibariti (!!!). Per favorirli il governo etiopico prevedrebbe ovviamente agevolazioni in materia fiscale e di tassazione.
L’Ambasciatore Mulugeta ha affermato che l’Etiopia «è una terra ricca per quel che riguarda il settore dell’agroalimentare ma anche per quel che concerne le risorse minerali e del sottosuolo. A differenza dei paesi europei, oggi investiti da una crisi economica globale e dove le risorse sono già state in gran parte sfruttate, l’Etiopia è un paese ancora giovane in cui si può fare molto».
In cui si può sfruttare molto, leggasi, a danno della popolazione.
Magari con appalti per milioni di euro assegnati senza gara per progetti farlocchi, che negano i danni e inventano benefici per la popolazione.
Magari con accordi tra politica, banche e privati ai danni d’un paese povero, vulnerabile e corrotto.
Lo sviluppo, il lavoro: grimaldelli sempreverdi per giustificare qualunque speculazione “all’italiana” in questo caso mista ad un neocolonialismo dei poveri in un paese in cui la corruzione scandisce il ritmo di vite che per il loro governo non hanno alcun valore.
Usando magari i fondi europei e nazionali destinati alla cooperazione internazionale e allo sviluppo per finanziare le imprese sibarite…{jcomments off}