Il Movimento 5 Stelle è in attesa della risposta del ministro della salute, Beatrice Lorenzin, alla interrogazione che nei giorni scorsi alcuni parlamentari pantastellati gli hanno rivolto e che riguardano la situazione sanitaria della Sibaritide, soprattutto alla luce del piano di rientro dal deficit avviato da tempo nel settore sanitario da parte della regione Calabria. In quella interrogazione – ci spiega il capogruppo in consiglio comunale Francesco Sapia – i parlamentari Molinari, Fucksia, Simeoni, Gaetti, Bottici, Serra, Cappelletti, Pepe, Vacciano e Cioffi chiedevano al ministro se l’evidente compromissione di risorse umane e di denaro pubblico, reso palese da spostamenti, possa risultare dall’analisi dei dati contenuti nei relativi piani di rientro presentati dalla Regione Calabria al Governo; se il Ministro Lorenzin non ritenga, per quanto di competenza, che sarebbe stato opportuno provvedere alla riconversione degli ospedali in questione piuttosto che decidere la chiusura delle strutture comportando un grave danno alle esigenze del territorio; quali iniziative intenda assumere per ripristinare i livelli essenziali di assistenza (Lea), che a parere dei nostri parlamentari nei fatti negati ai calabresi del comprensorio jonico, che tutti i cittadini hanno diritto di ricevere dal Servizio sanitario nazionale al fine di garantire, in condizioni di uniformità e su tutto il territorio nazionale, il diritto costituzionale alla salute sollevando la popolazione locale dai numerosi disagi legati ai trasporti e ai relativi trasferimenti. Queste richieste – spiega ancora Sapia- nascono da tutta una serie di considerazioni che è giusto rimarcare. Innanzitutto con il piano di rientro dal deficit della regione Calabria, al fine di recuperare risorse economiche per la disastrosa situazione finanziaria prodotta dalla gestione della sanità, sono state bloccate le assunzioni, chiusi gli ospedali e ridotti i diritti dei cittadini alla salute. Inoltre in seguito alla chiusura degli ospedali di Cariati e Trebisacce, era stata garantita la mobilità del personale verso i centri spoke, ma pochi sono stati gli spostamenti effettuati e non verso i reparti in cui ci sarebbe più bisogno, come quelli di emergenza (pronto soccorso, 118 e rianimazione). E ancora abbiamo fatto notare – aggiunge Sapia – il processo di integrazione degli ospedali di Corigliano e di Rossano, secondo quanto previsto da alcuni decreti del Presidente della regione e dall’Atto aziendale dell’Azienda sanitaria provinciale cosentina, doveva portare alla concreta realizzazione del presidio ospedaliero spoke Rossano-Corigliano. Invece la dissoluzione della struttura sanitaria locale sullo Jonio cosentino, sancita dai suddetti decreti, ha visto, tra l’altro, scomparire nel dicembre 2012 il reparto di ortopedia dall’ospedale di Corigliano centro, considerato un fiore all’occhiello nella Sibaritide; il trasferimento dell’unità operativa di ortopedia di Corigliano, già dotata di locali idonei, nell’ospedale di Rossano”.
Giacinto De Pasquale