Crescono col passare dei giorni, soprattutto da parte dei privati, le resistenze contro la realizzazione della nuova S.S. 106, nonostante l’annunciato ammorbidimento da parte dell’Anas che, da quanto è dato sapere, in fase di Conferenza dei Servizi, sarebbe disposta a rialzare “la livelletta” del tracciato, a ripristinare le gallerie artificiali venendo così incontro alle osservazioni dei sindaci. I comuni interessati, considerata l’innegabile ricaduta occupazionale ed il buon risultato della intercorsa concertazione istituzionale, pare abbiano ammorbidito le proprie posizioni, ma gli ambientalisti ed i proprietari dei terreni restano sul piede di guerra e si starebbero organizzando attraverso un percorso stragiudiziale affidato ad un proprio legale. E’ già pronta infatti, ed è stata anche girata alla stampa, un’articolata relazione ostativa che sarà inviare al ministero dell’Ambiente entro l’8 aprile, con la quale si chiede al Ministero che: «stante le numerose irregolarità ed illegittimità denunciate, il progetto definitivo del 3° megalotto venga respinto». Tantissime le irregolarità denunciate, a partire dalla palese difformità tra il progetto preliminare e quello definitivo che, secondo la relazione tecnica, sarebbe stato completamente stravolto, “attraverso notevoli variazioni piano-altimetriche” con il pretesto delle campagne di indagini condotte dalle imprese aggiudicatarie dell’opera in conseguenza delle quali «più della metà del tracciato – si legge testualmente – ha cambiato radicalmente i connotati… alzando la livelletta e portando i manufatti in superficie ed elevando a dismisura le altezze dei viadotti che su alcuni torrenti (vedi Avena) superano abbondantemente i 100 metri». Secondo i numerosissimi ricorrenti (pare oltre 300) ci sarebbe insomma una sostanziale difformità tra il “preliminare” ed il “definitivo” anche sotto il profilo della localizzazione dell’intervento, «la qual cosa – si legge nella relazione – rende l’intero procedimento illegittimo, in quanto consente di affermare che soltanto in apparenza viene rispettata la sequenza delle fasi, mentre, nella sostanza, il progetto definitivo è privo di un progetto preliminare e di una fase preliminare di cui possa considerarsi elaborazione sequenziale. Tutto ciò – si legge ancora – rende perciò impossibile una visione d’insieme per chi ha, invece, il compito ed il ruolo di esprimersi rispetto all’intera opera (primo tra tutti il CIPE): né a tale rilievo sembra potersi opporre che l’avviso contiene la previsione di una nuova VIA (valutazione impatto ambientale) per le parti in Variante da parte del Ministero. Lo stravolgimento del progetto, – secondo i ricorrenti che ne chiedono la bocciatura – in realtà non è determinato da ragioni tecniche ma da una sorta di baratto tra la compatibilità economica e le esigenze del territorio che comunque viene completamente devastato e compromesso».
Pino La Rocca