Nuova S.S. 106: infuriano le polemiche tra i possessori dei terreni destinati ad essere sacrificati e quanti invece attendono con trepidazione l’apertura dei cantieri che daranno lavoro a circa 2mila maestranze e l’Alto Jonio si divide ancora una volta. Cosicchè in questa parte di territorio, che si appresta a veder nascere una nuova arteria stradale a fianco alla linea ferroviaria, ai tracciati della vecchia S.S. 106 ed alla sua prima Variante oltre che alla condotta irrigua del Sinni ed al Metanodotto proveniente dall’Algeria, parte una vera e propria crociata contro quello che viene definito un autentico assalto al paesaggio ed a quello che resta della sua agricoltura. Una crociata che entra però in stridente conflitto con le aspettative di quanti vedono nell’apertura dei cantieri una valvola di sfogo alla fame di lavoro che attanaglia questa zona più che il resto della Calabria, forse dell’intero Mezzogiorno e quanti aspettano la nuova arteria per veder ridotta la catena dei morti sulla famigerata strada della morte. Si tratta purtroppo di esigenze che sembrano inconciliabili e che sono destinate ad alimentare ulteriori contrapposizioni e polemiche. «La nuova S.S. 106 – sostengono quanti hanno a cuore le sorti del territorio e dell’agricoltura e guardano al di là dell’orizzonte temporaneo – devasterà tutti i pianori dell’Alto Jonio e farà scempio della porzione di territorio più produttivo dal punto di vista agricolo. Nel progetto preliminare – si legge ancora nelle rivendicazioni degli ambientalisti che accusano l’Anas di aver stravolto il progetto originario sui cui gli amministratori del tempo avevano dato il loro assenso – quasi tutti i terrazzi marini del tratto interessato al passaggio della nuova arteria erano indenni perché attraversati in gallerie naturali. Il progetto definito prevede invece l’attraversamento in superficie, e quindi all’interno di mostruose trincee, con il conseguente stupro di tutti i terrazzi marini, nessuno escluso. In questo modo, aggiungono sulla rete gli ambientalisti – l’impatto ambientale diventa devastante. Eppure i pianori dell’Alto Jonio su cui insiste il tracciato, oltre ad essere la parte paesaggistica più importante e con possibilità di sviluppo agri-turistico, è anche la zona agricola più produttiva di tutto il territorio. Infatti gli unici investimenti fatti in agricoltura sono presenti proprio su questi terrazzi marini, caratterizzati da paesaggio incontaminato, da clima mite e temperato e da appezzamenti di terreni agricoli pianeggianti, serviti peraltro dal servizio irriguo della condotta del Sinni che hanno consentito di valorizzare le tipologie colturali più importanti, tra cui uliveti secolari». Il tracciato in galleria avrebbe salvaguardato il territorio, avrebbe creato lavoro e aumentato la sicurezza della strada, mettendo d’accordo tutti. Perché l’Anas ha cambiato le carte in tavola? Se chiedono tutti, ma al momento non c’è una spiegazione convincente.
Pino La Rocca