Il “perdono cristiano” e le testimonianze di chi ha trovato la forza di perdonare pur colpito nel profondo dell’animo dalla morte violenta di un figlio, di un padre, di un fratello, di un marito, di una moglie…è stato al centro del II° Convegno Diocesano del Movimento Apostolico della Divina Misericordia svoltosi nella giornata di ieri nella cittadina jonica presso il Miramare Palace Hotel e presieduto dal Vescovo di Città di Castello (PG) Domenico Cancian in qualità di Delegato nazionale del Movimento. L’organizzazione dell’importante evento, che ha visto la partecipazione di tantissimi iscritti al movimento provenienti da tutta la Diocesi, è stata curata dall’assistente spirituale diocesano don Francesco Di Marco, dalla responsabile diocesana dottoressa Maria Teresa Aloise e dalla delegata locale Francesca Ippolito. Il convegno si è articolato in due sessioni, quella mattutina, a cui hanno partecipato il Vescovo della Diocesi di Cassano Nunzio Galantino e quello dell’Eparchia di Lungro Donato Oliverio e una sessione pomeridiana imperniata sulla presentazione del libro di Giustino Perilli, di Teramo, dal titolo “Il perdono”. Al centro della discussione, come si diceva, le testimonianze di Luciano Paolucci, Carolina Porcaro, Mercy Yulien, Margerita Coletta, Giuseppe Soffiantini ed Eleonora Cantamessa accomunati nel nobile gesto del perdono rispetto alle violenze subite personalmente o da loro congiunti. Un perdono che spesso ha fatto più clamore della stessa notizia che ha animato la cronaca nera. Il libro mette in risalto alcune storie che hanno colpito l’opinione pubblica nazionale e contribuito a suscitare emozioni, riflessioni e profondi interrogativi. A mezzogiorno il Vescovo di Città di Castello, concelebrando la Santa Messa accompagnata dal coro della parrocchia “Cuore Immacolato della B.V.M. diretto dalla professoressa Loredana Bastanza, ha ricordato il valore del perdono cristiano di cui hanno dato l’esempio queste persone che, «pur avendo avuto la linea della propria vita segnata dal dolore e dalla sofferenza per eventi tragici provocati da altre persone, – ha concluso il Presule – hanno saputo perdonare prendendo a modello il Cristo in Croce che ha perdonato ai suoi carnefici».
     Pino La Rocca