«Oggi in paese hanno pianto pure le pietre!». Così ha scritto sulla rete, dopo aver partecipato tra le lacrime al suo funerale, un’amica di Marco Arvia, il giovane veterinario che amava gli animali alla pari degli uomini, deceduto tragicamente in fondo ad un burrone nei giorni scorsi. Una morte forse evitabile, come dicono tutti, se una serie di circostanze avverse non avessero congiurato per decretare il suo decesso in quella terribile e gelida notte del 28 febbraio scorso in cui l’atroce tonfo dell’auto contro un albero ha posto fine alla sua esistenza. Ai suoi funerali, svoltisi dopo diversi giorni dall’incidente, che sono serviti per accertare attraverso l’esame autoptico disposto dalla Procura di Castrovillari le reali cause del suo decesso, c’era tutto il paese in lacrime, tra cui tantissima gente di Trebisacce dove Marco era molto conosciuto ed apprezzato e dove esercitava, con amore e competenza, la professione di Veterinario presso lo studio del dottor Bruno Romanelli. E’ qui che tantissima gente ha conosciuto ed apprezzato Marco Arvia per le sue qualità umane e per l’amore smisurato verso gli animali che egli curava sempre con… scienza e coscienza. Nell’immaginario collettivo rimane scalfita l’immagine di Marco Arvia mentre, sotto la sorveglianza del titolare dello Studio, operava e salvava da sicura morte un lupo appenninico (nella foto) che era stato trovato gravemente ferito nel Parco Nazionale del Pollino. Un ragazzo di paese, uno studente esemplare, fattosi da solo, che di recente si era rimesso a studiare per conseguire una seconda laurea. «Con te perdiamo un amico, un ragazzo splendido e un bravissimo veterinario. Il ricordo di te ci accompagnerà per tutta la vita e noi cercheremo di onorare al meglio la tua memoria. Grazie Marco per tutto quello che hai fatto per i nostri amici a 4 zampe. Sei stato un esempio e un modello per tutti noi che abbiamo avuto l’onore di conoscerti… Buon viaggio Marco!…Buona traversata!…Ciao dottore, da lassù sarai il nostro angelo custode!!!». Così, con queste parole semplici ma toccanti, si sono voluti congedare da lui gli amici più stretti che, insieme ai genitori affranti dal dolore ed a tutto il paese tra cui il sindaco Vincenzo Gaudio, lo hanno accompagnato alla sua ultima dimora, tutti consapevoli che quella tragedia forse si poteva evitare. In realtà non ci sono ancora le risultanze ufficiali dell’esame autoptico disposto dal Magistrato. Ci vorranno ancora altri giorni perché se ne sappia qualcosa di più preciso: si parla di grave trauma al bacino e di lesioni interne. Solo il perito nominato dal Tribunale potrà accertare se Marco è deceduto a causa di questi traumi o, come sospettano in molti, possano essere stati fatali per lui i ritardi dei soccorsi che, in ogni caso sono stati condizionati dal precipizio in cui è finita l’auto, oltre che all’oscurità della notte e dal freddo gelido di quella notte funesta.
Pino La Rocca