Il comune investe risorse di bilancio durante l’inverno per prevenire l’inquinamento del mare e poter così offrire ai residenti ed ai turisti buone condizioni di balneabilità del mare durante la stagione estiva. E’ quello che sta facendo in questi giorni il comune di Villapiana attraverso una serie di interventi coperti da fondi bilancio ed è quello che dovrebbero fare tutti i comuni, e non solo quelli costieri: investire cioè fondi di bilancio sulle reti e sugli impianti di depurazione durante l’inverno, e quindi in tempi non sospetti, per avere il mare pulito durante l’estate. Queste le attenzioni che l’esecutivo comunale sta riservando in questi giorni al sistema di depurazione: analisi delle acque reflue effettuate dal laboratorio privato “Chembios s.n.c.” di Bisignano (spesa circa 3mila euro), noleggio di n. 3 cassoni scarrabili per la pulizia dell’impianto di depurazione di contrada Torre della Signora (spesa circa 4,5mila euro) e, infine, prelievo, trasporto e smaltimento dei fanghi attivi prodotti dal depuratore nel corso dell’anno (spesa circa 19mila euro). Totale della spesa, poco più di 25mila euro, ma forse sono i fondi meglio utilizzati da parte di un comune che, oltre a partecipare alla BIT di Milano per promuovere la propria offerta turistica, cosa che ha fatto proprio nei giorni scorsi, si preoccupa di fare la propria parte per contribuire alla pulizia del mare. Non si tratta, come si vede, di grosse cifre, anche perché i lavori strutturali e le manutenzioni straordinarie degli impianti sono in capo alle regioni, ma di cifre compatibili con i bilanci comunali. E’ infatti risaputo che, non essendoci nel golfo di Corigliano insediamenti industriali, le uniche fonti di inquinamento del “mare nostrum” sono gli impianti di depurazione, molti dei quali costruiti molti anni addietro e quindi bisognevoli di una manutenzione accurata. Ma se i depuratori durante l’inverno vengono trascurati e scaricano in mare le acque reflue senza alcun tipo di trattamento, è inutile poi durante l’estate fasciarsi la testa e prendersela con questo e con quello perché il mare, nonostante il suo forte potenziale, non fa in tempo, nel passaggio da una stagione all’altra, a depurare utte le sue acque. Non è difatti raro, per chi è solito osservare il mare anche durante l’inverno, notare colori non proprio attraenti: spesso si osserva un mare dal colore grigiastro, o con chiazze di scuro, colorazioni che non sempre sono addebitabili alle acque dei torrenti. Del resto la stessa Arpacal, l’agenzia regionale di controllo del mare, molto assidua nel monitorare le acque del mare durante l’estate, in inverno sembra andare in letargo, salvo poi, in presenza della rabbia dei “bagnanti”, attribuire l’inquinamento del mare alla solita e ormai non più convincente teoria dell’atrofizzazione delle alghe. Basterebbe, per esempio, tenere sotto controllo i registri in cui viene annotato, da parte dei singoli comuni, il prelievo e lo smaltimento dei fanghi attivi prodotti dai depuratori. Ci sono effettivamente questi registri? E chi li controlla? Domande che restano sospese per aria in una regione che fa fatica a capire che il mare può essere la sua unica fonte di ricchezza.
     Pino La Rocca