“La battaglia continua, ricorreremo alla Corte Europea”
Dichiarazione On. Giuseppe Caputo
La pronunzia della Corte Costituzionale di inammissibilità dei quesiti referendari proposti da ben nove regioni italiane sulla riorganizzazione della geografia giudiziaria pone una serie di interrogativi attorno ai quali non possiamo esimerci dall’esprimere valutazioni di ordine politico. La I Commissione Affari Istituzionali, da me presieduta, aveva approvato la proposta di legge referendaria abrogativa, poi licenziata all’unanimità dal Consiglio regionale della Calabria (uniformandosi alla Regione Abruzzo, capofila) allo scopo di affidare ai cittadini il compito di decidere se una Legge dello Stato fosse meritevole di approvazione o meno. Una sorta di democrazia dal basso che, spiace sottolinearlo, è stata “presa a schiaffi” dai giudici della Consulta, forse condizionati nel giudizio da un Presidente della Repubblica che continua a svolgere un ruolo più di Governo che di Capo dello Stato. Tuttavia, nonostante il perseverare di uno Stato ostile, non tutto è perduto: nei prossimi giorni, in attesa del deposito della sentenza e delle relative motivazioni, valuteremo la possibilità di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea al fine di vedere riconosciuto il diritto alla “giustizia” decisamente compromesso dal Governo Monti prima e dal Governo Letta poi; quel Governo delle larghe intese che non ha perso tempo a costituirsi in giudizio contro ben nove regioni italiane chiedendo, attraverso l’Avvocatura dello Stato, la inammissibilità dei quesiti referendari proposti che, ribadisco, rappresentavano un percorso di tipo istituzionale. Altra cosa è invece la battaglia sul piano politico. Qui, rinnovo l’appello alla deputazione parlamentare calabrese tutta, affinché unitariamente chieda al Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri di ritornare sui propri passi attraverso l’attuazione di un intervento correttivo che sia utile a ripristinare il Tribunale di Rossano. Di certo, le recenti dichiarazioni rese dal Guardasigilli a Lecce non depongono a favore: il Ministro ha preannunziato correttivi ma per la parte che riguarda il personale e gli immobili, escludendo a priori la riapertura di Tribunali. Un atteggiamento che conferma l’alta ostilità e il totale pregiudizio a voler ascoltare le ragioni di un vasto territorio. Tale avversione d’altronde trova conferma nelle tesi sostenute in giudizio dall’Avvocatura dello Stato (in rappresentanza dell’ufficio di presidenza del consiglio dei ministri) che ha incentrato le proprie forzate ragioni facendo leva su uno stretto collegamento tra le leggi di bilancio (materia per cui non è ammesso il referendum) e i provvedimenti che hanno riguardato, per l’appunto, la soppressione dei presidi di giustizia. A tal riguardo, inoltre, mi preme ricordare che la Regione Calabria aveva assunto l’impegno di sostenere interamente i costi di gestione del Tribunale di Rossano sgravando da ogni onere il Ministero della Giustizia. Non trova quindi fondamento la tesi secondo la quale chiudendo il Tribunale di Rossano lo Stato vada a risparmiare. Non si comprende l’accanimento di un Governo, e di un Ministro in particolare, che continua a manifestare un comportamento preclusivo del tutto ingiustificato. Mi risulta, infine, che si siano perse le tracce, in sede di Corte Costituzionale, del procedimento intentato dagli avvocati Pasquale Catalano e Stefania Virelli i quali ponevano la questione, accolta dal Giudice di Pace Domenico Monaco, di legittimità costituzionale sotto il profilo dell’eccesso di delega. L’udienza si è celebrata il 4 dicembre scorso ma finora non si ha notizia dell’esito. Ho l’amara impressione che il controllo della Corte Costituzionale si stia sviluppando più sul versante politico che su quello giurisdizionale.