Sarà riaperto come vorrebbe fare il presidente Scopelliti per rimediare ad un errore da lui stesso definito strategico, o sarà chiuso in modo definitivo, insieme alla neo istituita UO complessa di Geriatria-Lungodegenza ed allo stesso PPI, per la perdurante crisi finanziaria della sanità calabrese e per i dictat del “tavolo Massicci”? E’ l’irrisolto dilemma che accompagna il destino del “Chidichimo”, il cui nodo sembra però essere arrivato ormai al pettine. In realtà il tavolo tecnico del Ministero, nel corso dell’incontro avvenuto nel mese di dicembre con la struttura commissariale e sub-commissariale, è venuto in soccorso degli ospedali di Trebisacce e di Praia, ma le buone intenzioni del Governatore Scopelliti di riaprire questi due ospedali nelle “zone disagiate” dell’Alto Jonio e dell’Alto Tirreno, rischiano di scontrarsi con le difficoltà economiche in cui continua a dimenarsi la sanità calabrese. Il primo punto a favore è che da parte sua il “tavolo Massicci” ha rilevato che, nonostante la grave situazione di partenza, con il Piano di Rientro «si è registrato qualche risultato positivo, che – secondo il tavolo tecnico – necessita però di essere consolidato, poiché alcuni livelli di assistenza, dati alla mano, risultano penalizzanti perchè ancora erogati in maniera difforme sul territorio». Da qui l’esigenza dunque di riequilibrare la dislocazione dei posti-letto su tutto il territorio calabrese ed in particolare nella provincia di Cosenza. Lo stesso “tavolo Massicci”, nel verbale riassuntivo dell’incontro, dà una bella dritta al Commissario precisando che: «Per quanto riguarda la possibilità di riprogrammare la rete assistenziale nell’Alto cosentino (Trebisacce e Praia) è necessario che la Regione accompagni eventuali rimodulazioni della rete con adeguate analisi sulla modifica del fabbisogno…». Fin qui i punti a favore della riapertura dei due ospedali che gravitano in “zone disagiate”. Ma, ad onor del vero, la medaglia assegnata dal tavolo tecnico del Ministero ha anche un rovescio alquanto imbarazzante: lo stesso “tavolo tecnico” muove infatti non pochi rilievi sulla opportunità di tenere aperta, per ragioni di sicurezza, una UO complessa come la Lungodegenza in un CAPT che risulta privo di un presidio ospedaliero. Ma c’è ancora dell’altro: anche il destino dei PPI istituiti al posto degli ex ospedali, viene messo in discussione e ritenuto un rimedio transitorio. «Non è possibile – si legge in proposito nel verbale – affrontare in sicurezza le emergenze più complesse, che richiedono tecnologie complesse e competenze specialistiche integrate». Quindi, secondo il “tavolo Massicci”, occorre fare presto e uscire dal guado: o si aprono gli ospedali, o si chiudono anche Lungodegenza e PPI. La qual cosa, vista dalla parte delle popolazioni locali, non rappresenta certo una bella prospettiva e deve spingere i referenti politici a farsi sentire prima che sia troppo tardi.
Pino La Rocca