Di Leone scrive al direttore del Distretto Pollino-Esaro: «Collocheremo il dispositivo in altro ambiente della città»
Paradosso all’italiana. Succede a Morano Calabro. Ricordate il progetto “Vita Morano”? Quella bella iniziativa voluta e realizzata con successo dall’Amministrazione comunale e da tanti cittadini desiderosi di migliorare le condizioni di sicurezza sanitaria in loco? Ricordate come il piano preveda il posizionamento di otto defibrillatori semiautomatici in aree strategiche della città, scelti secondo criteri di massima copertura territoriale e tempestività d’intervento? Orbene, tre degli otto defibrillatori garantiscono la copertura temporale totale (h 24) e sono ubicati ognuno in punti diversi del borgo: Piazza Croce, Viale Gaetano Scorza e all’esterno della farmacia Donadio; due sono stati affidati rispettivamente a Carabinieri e Polizia Municipale; uno è dislocato nel Campo sportivo e uno nella Chiesa della Santa famiglia di Nazaret, in contrada Cerasali.
Si dirà: ne manca uno! Appunto. E qui comincia l’assurdo. Incredibile a dirsi, l’unico defibrillatore che il sindaco Di Leone e l’assessore Iazzolino non riescono a consegnare, nonostante siano state espletate tutte le procedure propedeutiche, è quello destinato alla Guardia Medica. Proprio così! I medici della postazione assistenziale continuativa di stanza a Morano rifiutano di tenere l’apparecchio nel loro ambulatorio o altri spazi di Via Nicola De Cardona. Ma perché? Come mai? Non può essere… E invece è così.
Di Leone ci pensa un attimo, prende carta e penna e scrive al direttore del Distretto Sanitario Pollino/Esaro, premurandosi di trasmettere per conoscenza la missiva anche al direttore generale dell’Asp di Cosenza. «Come a sua conoscenza – è la sintesi della missiva – questo Comune ha approvato con DGM n. 43 del 30/05/2013 il progetto “Vita Morano” finalizzato all’acquisto di otto defibrillatori (…). Uno di questi apparecchi, destinato al servizio di Guardia Medica di Morano Calabro, a tutt’oggi nonostante la comunicazione inviata (…) e l’incontro congiunto in merito, non è stato possibile consegnarlo per inesplicabili motivi. Con tanto stupore, voglio evidenziare come in seguito a un colloquio telefonico con il referente del citato servizio pubblico, lo stesso faceva rilevare di non poter accettare la donazione del defibrillatore all’interno della Guardia Medica. Risulta incomprensibile che un servizio medico territoriale rifiuti l’accettazione di un così importante strumento salvavita proprio quando a livello nazionale ed internazionale l’obiettivo istituzionale prioritario è la diffusione capillare di tali apparecchiature, ritenute efficaci per garantire condizioni di massima sicurezza in caso di malore. Preoccupato per il perdurare delle difficoltà esposte, mi vedo obbligato a situare l’apparecchio in altro ambiente mirato della città, facendo notare che il progetto “Vita Morano” completamente sostenuto dall’Ente, è motivo di orgoglio per l’Amministrazione comunale e tutta la cittadinanza, poiché costituisce una prova concreta della buona gestione della cosa pubblica nella quale al primo posto è considerata la prevenzione della salute dei cittadini».
Tra l’altro, finora taciuto forse per eccesso di modestia dai mentori del progetto, Morano è il primo Comune della Calabria e il secondo d’Italia ad essersi dotato di una così vasta ed efficiente rete salvavita.
«A parte le valutazioni di carattere etico che la vicenda suggerisce, sulle quali per ora sorvoliamo, ma che non tralasceremo di sollevare nelle sedi opportune – commentano il sindaco Di Leone e l’assessore Iazzolino – la condotta affatto deontologica di chi è deputato a porre in campo e sostenere iniziative votate alla difesa della salute pubblica, lascia allibiti noi e l’intera popolazione. Avendo già provveduto a installare gli strumenti in aree strategiche, sì da renderli sempre attivi e reperibili, la ricusazione dell’utilizzo non esime in alcun modo e per alcuno dalle responsabilità. Inoltre, al fine di un più ampio e consapevole impiego del defibrillatore, abbiamo già formato una ottantina di cittadini cui sono state impartite lezioni del corso BLSD. E non ci fermiamo qui. Contiamo di aumentarne il numero nel giro di pochi mesi, ciò anche grazie alla sensibilità e disponibilità dei moranesi, che hanno ben recepito l’importanza del progetto».