Viktoriya siede in un bar, s’è fermata per un caffè. Lavora lungo la trafficatissima Statale 106. E’ di nazionalità bielorussa, mora, occhi scuri ed inquieti. Ha poca voglia di parlare: «Ormai me la so cavare bene sulla strada. La mia pelle sembra morbida, invece è molto dura. So come trattare il mio lavoro». Senza documenti e con qualcuno che, inevitabilmente, la protegge. Come decine di altre ragazze di diverse nazionalità “esposte” sulle strade della Sibaritide. Lungo la statale jonica negli anni sono stati numerosi i blitz da parte delle Forze dell’Ordine. I clienti, ove “beccati” vengono pesantemente multati per intralcio alla circolazione stradale, a volte viene loro sequestrata pure la vettura. Ma ciò non ha mai funzionato come deterrente all’inarrestabile mercato del sesso a pagamento. Già, ci sono gli “antidoti”. Le prostitute invece – solo quelle extracomunitarie – vengono fermate, identificate come clandestine (non esiste in Italia il reato di prostituzione), e scattano così le procedure d’espulsione. A quelle comunitarie viene comminata una sanzione amministrativa per “invito al libertinaggio”, una cosa ridicola soltanto a dirsi.
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